Isera - Castel Corno

Archeologia: grotte di Castel Corno
La zona di Castel Corno ha restituito reperti sporadici attribuibili alla fine del Neolitico/inizio dell'età del Rame: in particolare, in prossimità di alcuni speroni rocciosi, è stata rinvenuta una cuspide di freccia in selce di forma ogivale a ritocco foliato bifacciale ascrivibile dall'ultimo periodo della cultura dei vasi a bocca quadrata (Neolitico Recente) a tutto l'Eneolitico; dai piedi del camino roccioso che collega la parte superiore a quella del castello, provengono poi alcune selci preistoriche e un manufatto "campignano" in selce ("tranchet") databile fra 3000 e 2000 a.C. Nelle immediate vicinanze del castello, infine, un intricato labirinto di grotte formate da una frana, fu utilizzato nell'età del Bronzo antico (2200-1650 a.C.), a scopo cultuale e funerario. Il sito è stato oggetto di numerose campagne di scavo dal 1960 ad oggi; le ultime ricerche, condotte nel 1998-99 da parte del Museo Civico di Rovereto, hanno messo in luce numerosi reperti (vasellame, strumenti in pietra e in osso, resti di ossa umane e animali ed elementi d'ornamento, fra cui un "brassard" in pietra verde), oggi conservati ed esposti al museo. Parte di questo materiale è legato alla composizione dei corredi e all'uso cultuale-funerario del sito. Gli scavi hanno anche dimostrato che le grotte più profonde e anguste erano usate come dimore dei morti, mentre quelle più superficiali, meno fredde e umide, venivano probabilmente utilizzate come ricovero occasionale dai pastori; inoltre, significativi accumuli di reperti ceramici e ossei di chiara derivazione insediativa (fra essi anche resti di macine) all'interno delle grotte superiori vanno messi in relazione con temporanei episodi abitativi che dovettero interessare, se non l'interno stesso delle grotte, di sicuro le zone esterne immediatamente attigue. Dunque, già durante l'antica età del bronzo, e cioè tra la fine del III e la prima metà del II millennio a.C., si stanziò nell'area di Castel Corno una comunità di pastori e agricoltori che ha lasciato importanti tracce della sua attività. La relativa lontananza del sito dal fondovalle, unitamente alla sua posizione "strategica", prova da un lato l'esistenza di necessità difensive, dall'altra la preferenza per uno stanziamento vicino alle aree di pascolo alle quote medio-alte (Tecchiati 1996, p. 113).

Castel Corno
Castel Corno si è sviluppato alla base e sulla sommità di un ripido dente roccioso, sul versante orientale del monte Biaena. Documentato a partire dal 1178, faceva capo alla locale famiglia dei da Castelcorno, ma vi vantavano diritti anche i signori da Brentonico e i da Lizzana. Nel 1242 ne ebbero temporaneamente la custodia i Castelbarco, che all'inizio del Trecento ne divennero infine gli unici titolari. Nel 1456 il castello fu conquistato dai Lodron e consegnato al vescovo Hack. Nel 1474 fallì invece un attacco portato da Marco da Caderzone d'intesa con Venezia. Dopo un breve ritorno alla dinastia castrobarcense (1485 - 1499) Castel Corno fu nuovamente incamerato nei beni del principato. Infeudato quindi ai Lichtenstein, rimase a costoro fino al 1759, quando tornò ancora sotto il controllo vescovile. L'edificio venne poi progressivamente abbandonato e cadde in rovina. Il comune di Lenzima ne acquistò i ruderi nel 1897; con l'accorpamento del paese ad Isera nel 1928 la proprietà del castello passò infine a quest'ultimo Municipio.