Nomi

Sovrastato dai ruderi del Castello di Nomi, documentato almeno dal XIV secolo, il borgo presenta una stratificazione di case a corte, lungo la caratteristica via Castelbarco che sale verso i Boscati, tra vigneti a gradoni fino ai Gazi. Il borgo si sviluppa attorno alla chiesa della Madonna della Consolazione, costruita nel 1858-1865. Il cuore medievale del paese è Palazzo Vecchio, esempio di residenza nobile fortificata rinascimentale. Le prime testimonianze archeologiche nel comune di Nomi risalgono all'età del Bronzo (II millennio a.C.), come provano i ritrovamenti nei siti di Monte Corona Dosso Alto, Cef e S. Pietro. Per la successiva età del Ferro (IX - I secolo a.C.), il territorio di Nomi, grazie a una posizione favorevole allo stanziamento umano, presenta una concentrazione di evidenze archeologiche, come la necropoli agli Olmi e il villaggio retico del Bersaglio. Nomi conobbe una continuità di insediamento anche durante l'età romana e altomedievale, testimoniate da numerosi nuclei sepolcrali.

Due notevoli elementi naturali marcano il paesaggio del Comune di Nomi: la maestosa parete che chiude il paese sul lato di nordest e il corso del fiume Adige a sud, due confini naturali che fin dall'antichità ne hanno influenzato la storia e lo sviluppo. Le rocce che contraddistinguono il territorio sono spesso ricche di fossili, testimonianza dell'antico ambiente marino.

Il territorio si concentra nella fascia collinare, con circa 740 specie floristiche. La zona rappresenta uno dei più importanti corridoi termofili delle Alpi, ambienti arido- rupestri tra i più significativi del Trentino, tutelati dal sito Natura 2000 "Servis". Sul fondovalle si trovano resti di paludi, che ricadono nel sito Natura 2000 "Taio di Nomi". Sono ben 68 le specie minacciate a livello provinciale, come Carthamus lanatus e Crocus biflorus. Anche gli aspri versanti della Val della Cogna presentano aspetti di interesse, con diffusa presenza di Adenophora liliifolia e Veratrum nigrum. La varietà di ambienti permette una fauna diversificata, con specie tipiche di aree agricole, di zone aride e soleggiate e di zone umide. L'ottima esposizione su buona parte del versante favorisce la presenza di specie di clima caldo-asciutto, fra cui il mustiolo e la crocidura minore, due micromammiferi piuttosto rari, il ramarro occidentale, e fra gli uccelli lo zigolo muciatto. Lungo le aride pendici rupestri si possono osservare camosci e diversi rapaci, tra cui il raro biancone. Sono inoltre presenti pipistrelli come il rinolofo maggiore. Nelle zone umide del fondovalle vanno segnalati rettili e anfibi e numerose specie di uccelli. Nella palude del Taio nidificano tra gli altri la folaga e il martin pescatore e sostano molte specie migratrici. Nei coltivi le presenze più significative riguardano mammiferi comuni quali volpe, donnola e lepre comune.

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"Destra Adige Lagarina"
Paesaggi e tradizioni, Natura e Cultura lungo il filo rosso dell'antica strada

Il progetto, sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento, di valorizzazione del paesaggio collinare al fine di potenziare il locale distretto agro-turistico-ambientale, ha posto come priorità la riqualificazione della viabilità storica di collegamento fra Isera, Nogaredo, Villa Lagarina, Pomarolo e Nomi. Ciò ha consentito di recuperare tratti di muro a secco, di strada e insieme a loro scorci di storia, che raccontano della fruizione passata di queste zone.



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