Un'antica frana post glaciale

ambito GEOLOGIA

Un pendio erto, sconnesso, coperto da pecceta a tratti rada. Una miriade di lastre e blocchi, anche ciclopici, e di detriti. Un insieme disordinato che, unito alla scarpata denudata che taglia come una ferita il versante occidentale del Monte Biaena, fa capire che ci si trova sul deposito di un’ampia frana. Questa coinvolse rocce sedimentarie eoceniche e oligoceniche (databili tra 48 e 28 milioni di anni fa), calcareniti (sabbie carbonatiche cementate) e calcari fini, grigiastri, argillosi, ricchi di fossili (briozoi, nummoliti, coralli, alghe), testimonianza dell’ambiente di mare basso che interessò questi luoghi in tempi remoti. La copertura vegetazionale di muschi e licheni sui blocchi è il segno che la frana è antica, ma quanto? Non troppo, in realtà: i legni ritrovati nella vicina conca palustre di Prà del Lac, formatasi per sbarramento proprio a seguito della frana, sono databili tra 930 e 725 anni fa grazie alle analisi al radiocarbonio. Questa è dunque l’età minima dell’accumulo, non molto distante dall’età del corpo più recente del famoso complesso di frane dei Lavini di Marco, risalente a 1300 anni fa.

Testo
Fabiana Zandonai

Foto
1. Vista versante occidentale Monte Biaena da Santa Barbara | foto di Arnaldo Tonelli
2. Blocco ciclopico | foto di Arnaldo Tonelli
3. Superficie di distacco della frana, sentiero delle Laste | foto di Caludio Raffaelli
4. Calcari a foraminiferi al microscopio | foto di Franco Finotti